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Nell’originale protocollo giapponese la scelta del bosco (o della foresta) non è affatto indifferente per praticare correttamente lo Shinrin Yoku e trascorrere alcune ore immersi tra gli effetti benefici degli alberi.

Perchè il “bagno nella foresta” sia effettivamente benefico sono necessarie alcune piante che rispetto ad altre sono in grado di rilasciare maggiori quantità di monoterpeni e fitoncidi.

Le conifere (come pini e gli abeti) caratterizzate da foglie aghiformi, possiedono dei sistemi di “stoccaggio” degli oli essenziali, quindi tendono a “trattenere” queste sostanze e a non cederle nell’ambiente. Per questo motivo, queste piante non sono le più adatte per fare delle “immersioni” nella foresta seppur la componente “balsamica” sia espressa ai massimi livelli.

Le latifoglie (foglie larghe), invece, non possiedono veri e propri sistemi di accumulo quindi tendono a rilasciare i monoterpeni nell’ambiente circostante. Tra queste, quelle con maggiori effetti benefici sono: il Leccio, la Quercia e il Faggio.

Il Leccio è un albero, sempreverde con fusto raramente dritto di altezza fino a 20-24 m. Può assumere l’aspetto di cespuglio qualora cresca in ambienti rupestri. È molto longevo ma la crescita è molto lenta.

La Quercia (genere Quercus) comprende molte specie di alberi spontanei. In molti casi il portamento è imponente, anche se ci sono specie arbustive. Quelle di maggior pregio per la pratica dello “shinrin-yoku” sono: la Quercia da sughero (è un albero sempreverde che può raggiungere i 20 metri di altezza e diventare plurisecolare) e la Quercia spinosa (è anch’essa una pianta sempreverde ma ha un portamento arbustivo, in genere alta 2-5 metri).

Il Faggio è un grande albero con crescita molto lenta ed è molto longevo. Raggiunge i 30-40 m di altezza, con fusto diritto poco rastremato e presenta una corteccia liscia e sottile. Ha un legno duro e compatto. In Italia il faggio è presente sulle Alpi, sugli Appennini, sui Nebrodi, sulle Madonie e sull’Etna. E’ invece assente allo stato naturale in Sardegna, regione in cui è stato introdotto per scopi silvicolturali. Nelle Alpi, il faggio si ritrova in tutta la fascia montana dove forma estesi popolamenti puri. A quote superiori o inferiori, i popolamenti subiscono l’ingresso di altre specie, come l’abete rosso e il carpino nero. Sui rilievi appenninici il faggio rappresenta la specie arborea maggiormente diffusa tra i 900 e i 1000 metri slm, formando spesso boschi puri e raggiungendo il limite superiore della vegetazione arborea. Le faggete (boschi di faggio) sono forse le più diffuse in Italia, le più “eleganti” e ricche di sostanze immunostimolanti. Tenete però presente che il Faggio non è una pianta sempreverde pertanto il periodo migliore per la vostra “immersione” nel bosco va da inizio Giugno a Settembre, cioè nella massima fase vegetativa.

Infine la Betulla che, appena fuori dal “podio” è tuttavia anch’essa una valida apportatrice di monoterpeni. Si tratta di alberi e arbusti a fogliame caduco che possono raggiungere i 15–30 m di altezza. La specie più diffusa è la “Betula pendula”, chiamata volgarmente betulla bianca per il colore caratteristico della corteccia.

Adesso sapete in quale bosco effettuare la vostra prossima camminata salutare.

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