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Orto dei Semplici

Un orto botanico è un ambiente naturale ricreato artificialmente che raccoglie una grande varietà di piante categorizzate per scopi scientifici o per educazione dei visitatori. Un orto botanico può essere inteso come un “laboratorio” da impiegare per la ricerca scientifica, oppure come strumento di didattica e divulgazione, similmente ad un museo di storia naturale all’aperto.

E’ d’uso utilizzare il termine “giardino botanico” come sinonimo, anche se taluni considerano quest’ultimo come un ambiente prettamente ricreativo.

Ad ogni modo, inizialmente, veniva definito “orto dei semplici”. La parola “semplici” era usata per identificare le erbe medicinali. Si trattava, pertanto, di un “orto” per la coltivazione di erbe e piante medicinali, spesso posto nei pressi dell’infermeria di un convento o monastero, o ancora nei giardini claustrali. I “semplici”, ossia le piante officinali, furono per secoli (in parte lo sono ancora oggi) il fondamento della terapia medica.

E’ assai controversa la questione su chi contribuì alla creazione del primo orto botanico. Alcuni ritengono sia stata opera di papa Niccolò III che nel 1277 fondò in Vaticano un vasto giardino, il “Viridarium novum”. Altri invece attribuiscono questo onore a Matteo Silvatico, insigne medico della Scuola medica salernitana, che intorno al 1300 contribuì alla nascita del “giardino della Minerva”, un orto botanico situato nel centro storico di Salerno. Il crescente interesse per l’osservazione naturalistica e per la classificazione delle piante diede poi origine all’Orto Vaticano di Roma (1447) e all’Orto Echtiano di Colonia (1490). Dal Cinquecento la classificazione delle piante divenne sistematica. All’interno delle università era prassi la creazione di orti botanici. Nacquero così l’Orto botanico di Pisa, nel 1544; l’Orto botanico di Padova nel giugno del 1545, quello di Firenze nel dicembre 1545 e quello di Bologna nel 1567.

In un orto botanico, ogni pianta è contrassegnata da un cartellino nel quale viene riportata la nomenclatura scientifica ed il nome comune. L’uso della nomenclatura scientifica nella denominazione delle piante crea spesso imbarazzo nei “non addetti ai lavori”. Questo comprensibile imbarazzo si trasforma, a volte, in un rifiuto all’uso di essa. I biologi hanno dato, nel tempo, numerose definizioni del concetto di specie. ad ogni modo, in linea di massima, la “specie” può essere definita come un insieme di individui che hanno gli stessi caratteri distintivi o più precisamente: un insieme di individui, tra di loro interfecondi. II nome della specie è dato da un insieme di due parole, la prima è detta epiteto generico e la seconda epiteto specifico. La prima indica quindi in quale genere ricade la pianta, la seconda il nome della specie all’interno del genere. Abbiamo così nomi quali: Arnica montana e Arnica chamissonis dove Arnica è il genere e i due termini successivi sono le specie. Va sottolineato quindi che montana e chamissonis sono epiteti specifici e non il nome della specie in quanto questo è dato solo dalla combinazione dei due epiteti.

L’epiteto generico viene scritto con l’iniziale maiuscola e può essere coniato sulla base del nome popolare della pianta, può essere dedicato a qualcuno o descrivere delle peculiarità. Può essere maschile, femminile o neutro. L’epiteto specifico viene scritto con l’iniziale minuscola e deve concordare con il genere dell’epiteto generico, può essere in forma di aggettivo, di sostantivo al genitivo o di una parola in apposizione; esso può essere descrittivo dell’ambiente in cui vive la pianta (es. agrestis, campestris, arvensis, pratensis, ecc.), del luogo di origine (es. japonicus, occidentalis, ecc.), può descrivere una caratteristica morfologica della pianta (es. longifolia, tuberosum, spinosum, myrtifolia, ecc.), può descrivere una prerogativa della pianta (es. edulis, officinalis, tinctoria, ecc.), può essere dedicato a una persona più o meno celebre (es. wilsoniae, smithii, sieboldianus, ecc.) o può essere di fantasia (es. bella-donna, litigiosus, ecc.).

Le regole impongono, poi, che il binomio specifico sia sempre seguito dal nome dell’autore. Chiariamo subito che per autore si intende colui che per primo ha descritto e dato un nome ad una nuova specie, sottospecie o varietà e ha pubblicato questa descrizione in una rivista scientifica di pubblico dominio, assumendone la paternità. I nomi degli autori raramente si scrivono per esteso ma vengono generalmente abbreviati (es. L = Linneo). Quindi, tornando alle specie precedentemente citate, il modo corretto di scriverle sarà: Arnica montana L., Arnica chamissonis Less..

Un cartellino esplicativo può contenere molte altre informazioni, come il nome volgare della pianta, la provenienza, l’habitat .. ma anche una sua particolare caratteristica oppure, ancora, all’uso che l’uomo tradizionalmente ne faceva.

La nostra area didattica offre una visione sull’antico mondo delle piante officinali. In particolare ospita erbe “semplici”, cioè quelle piante che nel Medioevo erano ritenute fondamentali nella cura delle malattie. 

Le collezioni vegetali sono supportate da un database che rendiamo disponibile online, con circa 400 specie spontanee caratteristiche di quest’area alpina, oltre a specie officinali coltivate presso il nostro orto dei semplici.

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